Il 29 settembre si celebra San Michele. Questa festività, ai giorni nostri dimenticata, era anticamente di grande importanza, soprattutto per coloro che vivevano seguendo il respiro spirituale dell’anno.
Se l’arcangelo che accompagna l’umanità durante il periodo estivo, dal solstizio d’estate fino a quello autunnale, è Uriele, con l’arrivo della nuova stagione il testimone passa nelle mani di Michele. Come descritto da Rudolf Steiner (“L’esperienza del corso dell’anno in quattro immaginazioni cosmiche”), mentre in estate si vive una forte tendenza all’esteriorizzazione e spiritualmente gli esseri elementari si espandono nel cosmo, in autunno si assiste al loro ritorno sulla Terra. La natura, da rigogliosa e generatrice di frutti, va incontro ad un inesorabile processo di morte, che la porterà verso il sonno invernale. È proprio in questo momento che l’uomo è messo alla prova perché, se è facile sentirsi uniti alla natura durante la rigogliosa crescita primaverile, molto più difficile è partecipare nello stesso modo al decadimento autunnale. In questo periodo dell’anno all’umanità viene allora chiesto di non abbandonarsi alla coscienza naturale, come avviene in estate, bensì di sviluppare forze di autocoscienza. L’aiuto che ci viene fornito è visibile all’occhio chiaroveggente nella possente figura di Michele.
Per comprendere il senso di questa immagine e provare a vivere più pienamente il messaggio spirituale che l’autunno porta con sé, è necessario fare un piccolo passo indietro. Nel periodo estivo avviene nei corpi eterico e fisico dell’uomo un processo di sulforizzazione. Lo zolfo, naturalmente presente nell’uomo, in estate va incontro ad un processo di “combustione”, tanto che se potessimo “osservare” la Terra dal cosmo vedremmo l’interiorità umana rilucere.
Tale spettacolo è così maestosamente bello che le “potenze dell’ostacolo” (arimaniche) non ne rimangono affatto indifferenti anzi, proprio in questo periodo si insinuano, serpeggianti come draghi, tra gli uomini. Cosa vogliono? Semplicemente cercano di irretirci e di portare le coscienze in uno stato di sonno. Gli esseri spirituali superiori si oppongono a questo processo inviando sulla Terra sciami di meteoriti ricchi di ferro, proprio allo scopo di sconfiggere le forze arimaniche. Le stelle cadenti che contempliamo in agosto sono l’immagine di questo aiuto divino che si riversa dal cosmo e che, in misura più piccola, avviene contemporaneamente anche nel sangue umano. Il ferro che arriva sulla Terra e che compenetra il nostro sangue, in una visione spirituale, è l’antidoto alla paura.
Quale messaggio porta allora ogni autunno con sé Michele, con la sua spada di ferro, mentre è intento a sconfiggere il drago?
La festa di San Michele ci invita a guardare nella nostra interiorità, a sviluppare potenti forze di volontà (la spada ferrea) in grado di sradicare ogni paura e ogni egoismo (il drago in noi). È la festa della liberazione dalle paure, del trionfo dell’autocoscienza e della volontà, della luce del pensiero spirituale che vince il materialismo, della rivelazione piena di amore e saggezza che illumina il freddo intellettualismo, della via del cuore che supera l’egoismo.
Dobbiamo sradicare dall’anima
tutta la paura e il timore
di ciò che il futuro può portare all’uomo.
Dobbiamo acquisire serenità
in tutti i sentimenti e le sensazioni
rispetto al futuro.
Dobbiamo guardare in avanti
con assoluta equanimità verso tutto ciò che può venire e dobbiamo pensare che tutto quello che verrà ci sarà dato da una direzione del mondo
piena di sapienza.
E’ questo che dobbiamo imparare in questa era:
a saper vivere in assoluta fiducia, senza alcuna sicurezza nell’esistenza; a saper vivere nella fiducia
nell’aiuto sempre presente del mondo spirituale.
In verità nulla avrà valore se ci manca il coraggio.
Discipliniamo la nostra volontà
e cerchiamo il risveglio interiore
tutte le mattine e le sere.
O Michele, io mi raccomando alla tua guida con tutta la forza del cuore,
così che questo giorno possa diventare l’immagine della tua volontà di porre ordine nel destino.
Rudolf Steiner
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