GLUTINE E CELIACHIA

Negli ultimi anni è violentemente esploso il problema delle intolleranze alimentari al glutine e della celiachia. Perché?

Un po’ sicuramente, per moda: tantissimi negozi, farmacie ed erboristerie offrono la possibilità di effettuare test, a volte poco attendibili e sbrigativi, che si concludono sempre con una lista interminabile di alimenti ai quali il soggetto risulta intollerante. In questo modo è possibile poi vendere alimenti alternativi o tisane disintossicanti.
Sicuramente una prima riflessione da fare riguarda la qualità degli alimenti: concimi,  antiparassitari, pesticidi, diserbanti, coloranti, conservanti, aromi, ormoni, metalli pesanti ma anche processi di irradiazione dei cibi con raggi gamma per sterilizzare o aumentare la durata d’immagazzinamento sono tutti fattori che, negli anni, hanno aumentato la nostra sensibilità determinando sempre più frequentemente reazioni di intolleranza.
Relativamente alle intolleranze al glutine, una proteina presente in molti cereali, in particolare nel
grano, è necessaria però un’altra riflessione.
Nel corso degli ultimi anni l’uomo ha influito pesantemente sulla natura selezionando e incrociando specie vegetali a suo piacimento con lo scopo di ottenere varietà più resistenti o più adatte ai processi di trasformazione industriali. Un esempio lampante è quello del grano, selezionato nei decenni in modo da aumentarne il contenuto in glutine. Questo perché il glutine è una proteina che durante il processo di panificazione si trasforma in quella “colla” che rende così facile realizzare l’impasto. Provate a preparare un semplice impasto per la pizza o per il pane utilizzando della farina integrale! Vi accorgerete che ottenere un impasto omogeneo con la farina integrale sarà molto più difficile rispetto allo stesso processo usando della farina raffinata. Questo proprio in virtù della grande quantità di glutine presente nelle specie di grano più recenti, che vengono poi raffinate così da eliminare anche la crusca oltre a tanti elementi nutritivi. Un grano ricco di glutine facilita immensamente il processo industriale di panificazione e pastificazione.
Quello che è accaduto, quindi, è a tutti gli effetti un crimine nei confronti della natura: si è
trasformato il grano, un alimento per natura ricco di carboidrati, in alimento sempre più proteico. E il nostro organismo, non comprendendone il motivo, sviluppa l’intolleranza che, nei casi più gravi degenera in celiachia, impedendo all’individuo di ingerire la benché minima quantità di glutine.
Non dimentichiamo però mai che l’uomo è un essere molto complesso, dotato di un corpo fisico ma
anche di una sfera sottile, e che la malattia, in ogni sua manifestazione, coinvolge sempre entrambi
gli aspetti. Altrimenti perché non soffriamo tutti di celiachia visto che mangiamo tutti lo stesso grano?
Si impone qui una riflessione di tipo simbolico e archetipico: se il latte, nella nostra vita inconscia,
viene assimilato alla mamma, il grano, altra base della nostra alimentazione, rappresenta
simbolicamente il papà. È il papà che, in condizioni normali, va a lavorare, guadagna i soldi e porta
a casa il pane. Notiamo anche come, nella lingua italiana, la parola “grano” indica anche il denaro,
cioè i soldi che ci servono per vivere e che il padre di famiglia assicura ai suoi cari.
In conclusione, il problema della celiachia deve essere considerato un insieme di fattori: sicuramente l’inquinamento a cui gli alimenti sono sottoposti e l’eccesso di glutine sono aspetti importanti, ma senza considerare la sfera simbolica sarà difficile risolvere il problema. Di fronte ad una situazione di celiachia l’incoraggiamento a integrare nella dieta altri cereali poco conosciuti è indubbiamente fondamentale ma se non si sostiene la persona nell’analizzare le dinamiche esistenti nel rapporto con il padre e con il maschile l’approccio terapeutico sarà sempre incompleto.

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